Amit Goswami, grande fisico contemporaneo e pioniere di un paradigma scientifico multidisciplinare fondato sul primato della coscienza, conosciuto come Scienza all’interno della Coscienza ha affermato:

“Se un Atomo è composto al 99,99999% di energia e solo per lo 0,00001% di materia, allora anche io sono fatto praticamente di Energia…Non posso credere che la natura mi abbia dato tutta questa energia e così poca materia senza un valido motivo. Per questo lo sto cercando. (Amit Goswami)” pertanto, se parliamo di consapevolezza corporea è necessario entrare in contatto con la nostra energia interiore, ascoltandone i cambiamenti, attraverso un ascolto interiore, che parte dal radicamento e che, per mezzo di una respirazione consapevole, consente di liberare il corpo dai blocchi, generati da gap emotivi, vissuti all’interno delle relazioni.

Il poeta cubano Nicolas Gullien ribadisce la saggezza del nostro corpo, attraverso un affermazione in cui asserisce che “Il tuo ventre ne sa più della tua testa e quanto le tue cosce”.

Questo ci conferma che nonostante l’imperante cognitivismo, la nostra mente da sola non può darci spiegazione dei nostri bisogni e del nostro sentire.

Il grande Descartes/Cartesio, con la sua ben nota locuzione latina , “Ego Cogito, ergo sum, sive existo”, che significa “Io penso dunque sono, ossia esisto”, che secondo l’autore avrebbe dovuto esprime la certezza indubitabile che l’essere umano ha di stesso in quanto soggetto pensante, in realtà non ci dice chi realmente siamo, se non è integrato in quella sapienza antica che è racchiusa nel corpo, tanto che mi sento di affermare che LA MENTE MENTE MA IL CORPO NON MENTE!

Per questo motivo la guarigione della psiche deve passare dall’ascolto del corpo, attraverso delle tecniche che consentano di liberarlo dai traumi/somatizzazioni e, di conseguenza, liberare la mente dai pensieri ossessivi, ricorrenti che alimentano il disagio fisico, fino ad arrivare alle patologie gravi. Ma non solo, è attraverso il corpo che possiamo prenderci cura delle ferite dell’anima.

Quello che sostengo da sempre è che il corpo è il più grande capro espiatorio della nostra mente, ed è lui che attraverso le parole “sintomatologiche” ci esprime ciò che la nostra mente non ci consente di vedere. Da qui l’importanza di intervenire quando il disagio è ancora su un piano emotivo, espresso con sintomi lievi, per evitare che sfoci in patologie importanti.

Quindi, che cos’è la consapevolezza del linguaggio del corpo?

La consapevolezza del linguaggio corporeo si riferisce alla capacità che ognuno di noi dovrebbe avere di implementare, di prestare attenzione alle sensazioni fisiche e alle reazioni del corpo nel qui ed ora.

Questa sembra un’affermazione banale e scontata, in realtà non è così, visto che, sovente, siamo così immersi nella miriade di impegni che abbiamo e nella molteplicità di riflessioni mentali, che ci dimentichiamo di connetterci con il nostro corpo.

Pertanto, parlare di consapevolezza corporea vuol dire sintonizzarci con le nostre sensazioni fisiche, come la respirazione, la tensione muscolare, le percezioni tattili, la sensazione di caldo/freddo, il senso di oppressione/pesantezza…questo diviene un modo per essere presenti a noi stessi: CORPO MENTE SPIRITO ED EMOZIONI.

Nel PDM 2[1] si parla di Conversione Corporea e, mi preme sottolineare, che questo è  un termine antico e va compreso come espressivita’ corporea di quello che non e’ percepito a livello mentale.
Nella concezione causa/effetto dobbiamo decidere se un disagio fisico e’ generato da cause psichiche o fisiche. se andiamo in una logica di sincronicita’ allora ci sono stati motivi psichici interiori che si manifestano attraverso il corpo, fino a produrre alterazioni corporee.
Le neuroscienze ci dicono di non perdere l’unita’: il disagio è fisico e psichico

Se usciamo dalla logica causa/effetto tutte le malattie sono psisomatiche, perché la malattia influenza la psiche.

Quali sono le malattie croniche e che cosa si intende con questo termine?

Con questo termine, l’OMS, definisce croniche “quei problemi di salute che richiedono un trattamento continuo durante un periodo di tempo da anni a decadi”.

Tra le MC sono incluse patologie come: diabete (aumento del Diabete di tipo 1 nei bambini e negli adolescenti negli ultimi decenni. Questa patologia, su un piano psicologico è connessa ad un bisogno di amore, di coccole, di affetto, di attenzioni. Nella medicina cinese è legata a cause costituzionali, come il vuoto di jing renale e di yin, che acquisite, come un’alimentazione inadeguata o problematiche psichiche protrattesi nel tempo), disturbi muscolo scheletrici ( queste costituiscono un gruppo eterogeneo di patologie a carico dell’apparato osteoarticolare, associate a sintomatologia.

dolorosa e con limitazioni funzionali. I sintomi più comuni sono debolezza, rigidità, rumori articolari, riduzione dell’ampiezza del movimento. E questi sono presenti non solo in età avanzata ma, anche, molto prima. In medicina cinese si dice che ogni dolore è causato da una carenza di QI, ENERGIA, e di circolazione del sangue che sicuramente è bloccata, diversamente non ci sarebbe dolore. Il blocco, magari, non è nel punto dove c’è dolore, ma può essere a monte o a valle e, con il tempo, posture, traumi o una stasi globale di Qi e sangue hanno peggiorato la situazione, per cui dove prima la circolazione di energia e sangue era un po’ difficile adesso è diventato un vero e proprio blocco. I disturbi muscolo scheletrici sono connessi al Fegato e alla Vescicola Biliare  ). Oltre a questi abbiamo le malattie cardiovascolari, disturbi neurologici, come le sindromi ansiose-depressive e i tumori. 

In questi casi è fondamentale il passaggio dal modello biomedico all’approccio biopsicologico, perché può migliorare  la gestione della salute dei pazienti essendo questi ultimi più coinvolti nella cura di sé e nella capacità di riconoscere, perché viene favorita la loro compliance[1] e monitorare i sintomi e/o cambiamenti delle proprie condizioni fisiche/mentali, promuovendo una più efficace e funzionale consapevolezza della propria salute, favorendo l’accettazione e l’adattamento alla malattia stessa.

La consapevolezza della propria salute da parte dei pazienti con MC assume un ruolo rilevante nell’attivazione dei processi di adattamento alla condizione di malattia nell’ottica del patient engagement (coinvolgimento del paziente); generalmente variabili quali genere, età, comorbidità e tempo di malattia (tempo intercorso dalla diagnosi) vengono prioritariamente ricondotte a fattori di rischio o di protezione nella gestione della propria salute, tuttavia essi potrebbero essere implementati da fattori individuali come la regolazione emotiva, le dimensioni psicologiche ed i tratti di personalità.

Le malattie croniche hanno portato in primo piano il paziente come persona, protagonista di una condizione che dura nel tempo e che richiede un processo di adattamento, un ruolo attivo e consapevole, oltre al  sostegno di altre persone (caregiver), una buona alleanza fra i vari professionisti, in base alle loro specificità.

Mi preme, comunque, sottolineare brevemente, come tutte le patologie siano connesse a blocchi energetici correlati a 7 centri energetici che abbiamo nel nostro corpo che, a loro volta, sono connessi ad organi, emozioni e ai 12 Meridiani, compreso il Vaso Governatore e il Vaso Concezione.

Quali tecniche utilizzare per favorire la consapevolezza corporea?

  • Mindfulness/meditazione: la 1 si avvale della pratica della meditazione, che presuppone l’attenzione consapevole al momento presente infatti la possiamo definire, un allenamento a vivere nel qui ed ora, così da non perdersi in pensieri che ci portano dove vogliono loro.

Per cui, non vivere né pensieri passati, né pensieri futuri, bensì, vivere solo ed esclusivamente nel presente.

La Mindfulness nei bambini e negli adolescenti ma, anche, negli adulti,  favorisce la regolazione delle emozioni, l’autocompassione, la gestione dello stress e delle strategie di coping.

La Mindfulness ruota attorno a due concetti fondamentali: consapevolezza e concentrazione.

Questa ha un programma/protocollo MBSR, Mindfulness Based Reduction[1]  (essendo stato provato 13.000 volte, si è visto che produce effetti positivi sul piano fisico e mentale, riducendo addirittura l’attivazione dell’amigdala, che corrisponde alla diminuzione della risposta di stress. Jacobs, in uno studio, ha osservato una correlazione tra la diminuzione dei livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, e l’aumento del livello di presenza mentale, a seguito di un training di Mindfulness di 3 mesi, somministrato ai partecipanti allo studio). Molti studi in ambito neuro scientifico hanno cercato di evidenziare che cosa accade nel cervello di chi la pratica ed è emerso che c’è un aumento della nostra rete neuronale che sottende alla nostra capacità di attenzione (quindi favorisce nella pratica quotidiana l’attenzione e la ridotta distraibiità); la pratica della MF sviluppa la corteccia prefrontale mediale, consentendo una migliore integrazione di emozioni, sensazioni corporee e pensieri (Luders 2012); consentirebbe, inoltre, di migliorare le perfomance cognitive nei processi decisionali, nella regolazione delle emozioni e nello stato psicologico generale. Anche la Meditazione genera uno stato di benessere e porta alla remissione di sintomi fisici, come conseguenza di sblocchi energetici, la differenza con la MF è che in questa c’è un protocollo di 8 settimane che prevede un incontro settimanale, con una pratica informale tutti i giorni e un incontro di follow up alla fine, a distanza di alcuni mesi.

  • Scansione/scannerizzazione corporea: questa tecnica coinvolge il concentrarsi intenzionalmente su diverse parti del corpo, notando le sensazioni fisiche presenti in ciascuna area. Può essere utile per individuare le tensioni e le reazioni somatiche associate a determinati pensieri o emozioni.
  • Esercizi di rilassamento fisico, come la respirazione profonda, rilassamento muscolare progressivo, possono aiutare i pazienti a rilasciare la tensione fisica e a sviluppare una maggiore consapevolezza del corpo.
  • Utilizzo della Floriterapia, come Fiori di Bach e Fiori Himalayani: i primi contribuiscono al riequilibrio delle emozioni, che a loro volta, nelle filosofie orientali, come la medicina cinese, sono connesse a degli organi e generano non solo l’alterazione emotiva, ma sono alla base della patologia e della sintomatologia fisica. I secondi agiscono sui 7 principali centri energetici,  che abbiamo nel corpo che, come abbiamo visto, sono connessi all’emozione, all’organo/ghiandola, andando a ricreare un equilibrio interiore. Ovviamente questi da soli non sono sufficienti, perché è necessario andare a rimuovere la causa in profondità.
  • Il Voice Dialogue che consente di lavorare sul sintomo, dal momento che la sintomatologia diviene l’espressione di quello che gli Stone hanno definito, Sé Rinnegato, ossia quella parte di noi che non è ascoltata e che, attraverso il sintomo fisico cerca di farci comprendere il disagio che viviamo all’interno delle relazioni.

Queste pratiche e i rimedi floreali contribuiscono a favorire la consapevolezza corporea, permettendo di sviluppare una connessione più profonda tra la mente, il corpo e le emozioni, favorendo così un cambiamento positivo e il superamento delle disfunzioni, divenendo strumenti di prevenzione nei confronti della patologia cronica ma, anche, di allentamento delle tensioni fisiche e della sofferenza emotiva dinanzi alla patologia. E’ ovvio che da parte della persona è necessaria la presenza della Volontà di voler uscire, la Tenacia e la Costanza che, sembrano scontate, in realtà, in alcune patologie croniche, come la Depressione, sono difficili da far emergere e. proprio per questo, è fondamentale la Compliance Terapeuta/Paziente.

 

[1] Questo programma è stato utilizzato per una molteplicità di patologie quali i disturbi da somatizzazione, malattie cardiovascolari, dolori cronici, cancro, malattie polmonari, ipertensione, cefalea, disturbi del sonno, disturbi di ansia e di attacco di panico, disturbi digestivi connessi allo stress, DOC, disturbi psicosomatici, abuso d sostanze, malattie della pelle. Il protocollo è strutturato su 8 settimane, con incontri di 2/2 ore e mezzo, 1 a settimana, in gruppo, con feedback finale, oltre alla pratica informale giornaliera. Con questa si intende, ad es., che io guido l’ auto e presto attenzione al momento presente che guido, per cui la mia mente è connessa all’auto, per cui faccio presenza mentale sulla guida. Il rispetto del programma è fondamentale e richiede una buona pianificazione delle giornate, per poterlo mettere in atto, oltre a praticarla in un luogo in cui si è sicuri che non ci saranno distrazioni o interruzioni. Inoltre, è fondamentale che il programma venga seguito per intero, non si può partecipare solo ad alcuni incontri, perché è solo dopo le 8 settimane che la persona potrà aver acquisito una nuova modalità di vivere le esperienze e le emozioni, anche attraverso l’acquisizione delle regole insite nel protocollo stesso.  Questo prevede 1 incontro dove viene insegnato la Respirazione consapevole, 1 il body scan, 1 la meditazione yoga, 1 la meditazione a terra seduti, 1 la meditazione durante il cammino, 1 la meditazione di gentilezza amorevole e 1 altro la pratica informale. La Mindfulness può essere praticata anche con i bambini, ma è sicuramente più facile con gli adulti, ma si possono ottenere risultati migliori con bambini e adolescenti perché, a differenza dell’adulto, sono meno proiettati nel futuro e vivono maggiormente il tempo presente. Infine, è importante sottolineare che la Mindfulness ti aiuta a stare nel dolore e ad accettare situazioni spiacevoli.

 

[1] Malattia vissuta con al centro il paziente/persona (illness), e non solo malattia incentrata sul caso clinico (disease); – analisi integrata dei bisogni globali del paziente, e non solo “razionalità tecnica” e problemi squisitamente clinici;  accompagnamento, e non solo cura; – risorse del paziente, e non solo risorse tecnico-professionali gestite dagli operatori; – empowerment inteso come abilità a “fare fronte” alla nuova dimensione imposta dalla cronicità e sviluppo della capacità di autogestione (self care); – approccio multidimensionale e di team e non solo relazione “medicopaziente”, in Il Ruolo dello psicologo nel piano nazionale cronicità, Quaderni CNOP, p. 20

 

[1] Il Manuale Diagnostico degli psicanalisti consente di fare una diagnosi dimensionale dei disturbi mentale, piuttosto che categoriale, come è possibile fare attraverso il DSMV, e si concentra di più sull’esperienza interna della persona, piuttosto che sui sintomi e sui comportamenti e ha come obiettivo una diagnosi, considerando l’intero ciclo di vita della persona,  che consenta di comprendere le cause del disturbo e di impostare il trattamento.