DI
La società che noi abbiamo creato per i nostri giovani è, come l’ha definita Zigmunt Bauman, Liquida, perché per questa sua liquefazione, anche l’Amore e le Relazioni sono divenute liquide (il sociologo ha evidenziato come ha essere fragile, instabile è proprio l’Autostima per cui, se la solidità non è rivolta a noi stessi, non può e non potrà mai essere rivolta verso gli altri e, proprio per questo gap, le relazioni moderne saranno sempre più orientate alla fragilità, superficialità e sempre meno basate su presupposti solidi o sulla reale volontà di mettersi in gioco), al punto tale che la nostra società ipertecnologica è proprio quella che ha prodotto, come naturale conseguenza, una generazione afflitta, come in nessun’altra epoca, da Insicurezze e Impotenza, che alimentano la Paura dell’altro e l’Intolleranza, perdendo di vista il Valore della Persona.
Da qui la nostalgia verso il ritorno ad un passato relazionale incentrato sul Rispetto dell’altro, che trae origine nel Rispetto di Se Stessi.
Ma che cosa vuol dire essere adolescenti/giovani oggi?
Ma non solo, a quali criticità sono esposte le famiglie con figli adolescenti, che sono in cammino verso la costruzione della loro identità e del loro progetto di vita?
Quando si parla di adolescenti si fa riferimento a quel difficile periodo della vita compreso tra gli 11 e 20/21 anni (da 11 a 12 anni si parla di prima adolescenza o pre-adolescenza, 13/15 seconda adolescenza, 16/20/21, terza o tarda adolescenza).
L’adolescenza è da sempre definita periodo di passaggio tra l’infanzia e l’età adulta e oggi assume connotazioni molto particolari connesse, come affermato sopra, alle caratteristiche della moderna società globalizzata in cui ci troviamo a vivere.
Negli ultimi decenni è cambiato il concetto e l’esercizio della genitorialità, che ha assunto stili educativi molto diversi rispetto alle generazioni precedenti.
In particolare, questi cambiamenti riguardano l’affermazione di un concetto di genitorialità relazionale e affettiva, che ha visto il declino del modello autoritario, tipico delle società patriarcali, a favore di uno stile educativo più permissivo.
Oggi si parla di genitori adultescenti, per indicare con questo termine figure non completamente adulte ma, essi stessi, ancora adolescenti, emotivamente fragili e normativamente carenti, quasi amici dei figli, ma non abbastanza genitori da contribuire con efficacia alla costruzione di un’identità indipendente.
Sono famiglie molto protettive, che si prodigano nelle coccole, nel contatto fisico, nell’abbraccio (aspetti assenti totalmente o parzialmente nelle famiglie del secolo scorso), ma con il rischio di sconfinamento dei ruoli tra sottosistema genitoriale e filiale e, con un limite di tolleranza nei confronti del comportamento dei figli aumentato notevolmente, rispetto alle generazioni precedenti.
Salvador Minuchin, psichiatra e psicoterapeuta, fondatore della Terapia Familiare Strutturale, è stato il primo a definire la famiglia come un sistema, ossia un’unità sociale, che deve imprimere nei suoi membri un senso d’identità, che si fonda su due elementi: il senso di appartenenza e il senso di differenziazione.
I giovani e le famiglie vivono quella condizione esistenziale che, Paolo Benanti e Sebastiano Maffettone, nel Corriere della Sera, del 18/02/2022, hanno definito Paraferno, “la dimensione vitale, relazionale, sociale e comunicativa, lavorativa ed economica, vista come frutto di interazioni, dai complessi risvolti etici, tra le risorse offerte dalla realtà virtuale e interattiva e l’esistenza sociale e individuale […] una volta era fantascienza, ora è realtà. Una volta era vita vissuta, ora è nella Rete. Ogni giorno, la crescita esponenziale delle tecnologie digitali ci pone di fronte a (potenziali) situazioni come queste. Non si tratta né di un sogno felice né di un incubo distopico […] Con ogni probabilità […] non potremo scegliere neppure il colore della nostra auto e che cosa mangiare a pranzo […] Gradualmente, noi stessi tenderemo a diventare pezzi di tecnologia”.
Paraferno: metà Paradiso e metà Inferno!
Questa è la realtà sociale dove i giovani vivono ed è quella realtà alla quale, sempre più in maniera capillare si stanno uniformando, con il sostegno della famiglia, che si sacrifica per comprargli il cellulare alla moda o l’ipad di ultima generazione o il computer di marca.
Per cui non ci meravigliamo se, poi, ci sono delle adolescenti che si fanno dei filmati, in pose ambigue e con pochi abiti in dosso, se non completamente nude, che vengono caricati su Tik Tok, Istagram, alimentando così l’illusione di uscire dall’isolamento in cui vivono, attraverso la velocità con la quale entrano in contatto con coetanei e non che, diversamente, non avrebbero mai avuto l’opportunità di conoscere.
Ed è in questo scenario che prende corpo l’esigenza di accompagnare i nostri giovani adolescenti verso un processo di crescita consapevole, facendoci coadiuvare da professionisti che si occupano della relazione di aiuto, ricordandoci sempre la famosa frase di Freud che diceva che “i migliori genitori sono quelli che sanno di sbagliare”.
Il Voice Dialogue è quella tecnica che ci viene in soccorso nelle situazioni di disagio, per consentirci di conoscere quei Sé interiori, quelle sub personalità che entrano in dinamica con l’altro, e ci consente di comprendere che L’ALTRO E’ UNA PARTE DI NOI pertanto, quello che non sopporti o ammiri dell’altro ce l’hai dentro di te!
.