Sono cresciuta con il mantra di mia madre che mi diceva:”Mi raccomando comportati bene, non fare del male a nessuno, sii rispettosa degli altri, non rispondere “di traverso”…”.

Per cui, ancora prima di entrare nell’”età della ragione” o della consapevolezza cognitiva, avevo acquisito come dato certo che nella realtà sociale esistevano questi due opposti: Bene e Male.

Il primo andava alimentato e perseguito, il secondo andava evitato in ogni modo pertanto, la scelta sembrava ovvia e scontata.

Era come dirmi: “Se vuoi essere considerata una persona buona e tutelare questa immagine, devi esimerti dal mettere in atto comportamenti che la ledono”.

Impresa alquanto ardua!

Chi di noi si è sempre comportato bene e non è mai scivolato in quello che viene considerato male?

Ma soprattutto, l’idea che il bene avrà la meglio sulla malvagità non sempre trova una sua concretizzazione anzi, sovente si è dovuto scontrare con la crudeltà dilagante nei contesti sociali, nelle micro e macro realtà.

Ne sono un esempio questi ultimi due anni caratterizzati da offese, da atteggiamenti ostili, da atteggiamenti prevaricanti.

Questo  ci dovrebbe far riflettere sul fatto che questa dicotomia esisterà sempre e saranno più lunghi i periodi in cui impera il Male rispetto al Bene pertanto, ciò di cui dobbiamo acquisire consapevolezza è che questi due opposti fanno parte della vita stessa e che non esiste niente che non abbia insito in sé questi due opposti.

Ma Bene e Male non fanno solo parte della vita sociale, bensì sono anche dentro di noi, e fino a quando non prenderemo atto che sono le due facce della stessa medaglia, continueremo a pensare che è necessario fare una scelta, mentre dobbiamo imparare ad integrarli dal momento che, nella quotidianità, ci muoviamo sempre attraverso queste due dimensioni, sperimentandone le varie sfumature.

Questo ci deve far riflettere che la soluzione per uscire da questa dicotomia è la consapevolezza che la vita e l’esistenza di ognuno di noi è permeata da questi opposti e che anche le parti, le azioni cattive, racchiudono in sé un aspetto di bontà, di bene, così come la gioia si contrappone al dolore o il dolce all’amaro.

Rimanere fermi su una posizione alimenta la separazione, mentre è l’integrazione che potrà aiutarci a non allinearci da una parte o dall’altra, in modo estremo, impedendoci così di gestire gli opposti che fanno parte della quotidiani e della vita interiore di ognuno di noi.

Assumere una posizione rigida di separazione fra questi due aspetti  ci potrà portare a rinnegare parti importanti dentro di noi e all’esterno alimentando, implicitamente, la contrapposizione e il conflitto.

Nella nostra famiglia interiore la disponibilità si contrappone all’egoismo, così come l’autostima all’insicurezza, la forza alla debolezza o l’accoglienza al rifiuto…e, proprio per questo, volerli separare vuol dire compromettere la funzione di entrambi, creando una situazione di irrigidimento che, come naturale conseguenza, porterà a far crescere, in modo esponenziale, proprio quel sé dal quale ci siamo allontanati e che non abbiamo riconosciuto come parte integrante di noi stessi.

Questo ci condurrà ad identificarci con una visione idealizzata di noi stessi, favorendo il conflitto proprio con coloro che rappresenteranno quella parte di noi che abbiamo escluso dalla nostra vita.

Nella nostra anima il Bene e il Male non sono mai distinti, bensì sono  inseparabili!

Pertanto, da ciò si evince che non dobbiamo essere proprio noi a volerli separare, perché fanno parte del Tutto, di una realtà che, in rapporto al punto di osservazione cambia la visione e la percezione.

Non dobbiamo alimentare la percezione e il desiderio di voler eliminare, sopprimere, rinnegare o rifiutare ciò che non ci piace, bensì dobbiamo imparare a riconoscerlo, ad accettarlo per, poi, poterlo trasformare, assumendoci la responsabilità del cambiamento dentro e fuori di noi.

Riconoscere, accettare il diverso da noi e l’opposto dentro di noi, ci consentirà di accogliere, senza giudizio, favorendo la diffusione di una cultura improntata al rispetto e alla tolleranza pervenendo, contemporaneamente, alla trasformazione sociale intorno a noi e dentro di noi.

Questa è la vera guerra da vincere e da sconfiggere!

Una guerra che non provocherà perdite e sconfitti, ma solo vincitori, che non vedranno più nell’altro un nemico, ma un amico con il quale condividere e favorire l’evoluzione e il progresso, improntandolo al rispetto e al non giudizio.