Osservare non vuol dire guardare, ma nemmeno vedere, così come posso guardare, ma senza vedere, o posso vedere qualcosa, ma senza rivolgervi intenzionalmente o consapevolmente l’attenzione.

Sembra un gioco di parole, in realtà non lo è!

Quante volte ci è capitato di dire : “Si, si tranquilla/o ho visto tutto…Ho guardato io, tutto a posto… Ho osservato bene, non c’è niente.. L’avevo vista ieri sera e era serena”.

Affermazioni semplici, che usiamo come sinonimi, ma con sfumature diverse, perché non è la stessa cosa osservare mia figlia, con l’intento di cogliere il suo stato di benessere o meno, guardarla nel suo abbigliamento o vedere quello che sta facendo.

Sono tutti e tre dei verbi:

  • Guardare ha radici germaniche, deriva da wardon, che significa stare in guardia, come a dire che il gesto che specifica racchiude un’azione di difesa. Questo verbo sta ad indicare l’azione di soffermare lo sguardo su qualcosa, su un particolare;
  • Vedere ha le sue origini nella parola latina videre, ed indica l’azione del percepire con gli occhi, di cogliere ciò che è visibile alla vista;
  • Osservare deriva dalla parola latina observare, formata dal prefisso ob e da servare, che significa custodire, considerare. Osservare, pertanto, sta indicare l’azione del cogliere con attenzione, con l’intento di conoscere meglio. L’osservazione non coinvolge solamente la vista e ciò che è visibile ad occhio nudo, ma ci consente di percepire le emozioni, lo stato interiore, di cogliere ciò che non è visibile, ma c’è.

Antoine de Saint Exupéry, nel bellissimo libro Il piccolo principe, ha affermato: “L’essenziale è invisibile agli occhi”.

Con questa breve, ma intensa affermazione, vuol farci comprendere/capire che le cose più importanti per noi, di cui abbiamo più bisogno, sono proprio quelle di cui non avremo mai sentore, se continueremo a fermarci a vedere ciò che sta in superficie, senza andare in profondità.

E’ come dire che l’osservazione può costituire la chiave di volta per comprendere il senso più profondo di ciò che ci circonda, altrimenti rischiamo di continuare a vedere ciò che vogliamo o ci aspettiamo di vedere, perché è più comodo, perché ci fa meno male…ma prima o poi la vita ci presenterà il conto, e quello che non abbiamo osservato oggi ci arriverà in modo prepotente domani.

Durante gli incontri di coppia, la risposta più frequente, quando uno dei due afferma di volersi separare è stata: “Non capisco perché, eravamo felici..si qualche volta capitava di discutere, ma niente di che, tutte cose superabili”.

Continuando a parlare però emerge che uno dei due, già da molto tempo, aveva smesso di protestare, di chiedere di essere compreso/a o ascoltato/a “perché tanto era fiato sprecato” e perché era “stanco/a di sentirsi scontato/a, perché aveva bisogno di qualcuno che lo/la facesse sentire importante”.

I lunghi silenzi, il rientrare dal lavoro sempre più tardi, il comunicarsi solo informazioni di “servizio”, il non fare l’amore da mesi, la voglia di stare al telefono, sui social network, piuttosto che scambiarsi due parole: tutti particolari che sono passati inosservati e se visti, per ognuno, c’era sempre una spiegazione razionale, oggettiva, fino a quando il vaso di pandora era strapieno e a quel punto non vi è rimasta più nemmeno la speranza di poter ricostruire qualcosa, perché la relazione si è frantumata in mille piccoli pezzi, difficilissimi da riattaccare, anche con la più potente delle colle.

Questo non accade solo nella relazione di coppia ma, anche, con i nostri figli, anche con loro spesso vediamo quello che vogliamo vedere, ma non quello che c’è, forse perché un’osservazione profonda potrebbe far emergere verità che non vogliamo vedere.

Non è sufficiente che i nostri figli sorridano, giochino con gli amici, vadano bene a scuola, svolgano attività sportive, per pensare che siano felici!

Dovremmo cercare di andare oltre il dato che sembra oggettivo e magari chiederci come mai, pur avendo solamente 9 anni o essendo dei piccoli adolescenti, si comportano come degli adulti in miniatura, come mai hanno bisogno di controllare tutto quello che fanno o che noi facciamo, come mai devono sapere dove abbiamo deciso di portarli e con chi, come mai si innervosiscono se cambiamo i loro programmi, come mai hanno bisogno di avere sempre qualcuno vicino e non amano vivere dei momenti di gioco da soli, come mai vogliono venire a letto con noi… e tanto altro ancora!

Non permettiamoci di osservare solo il giorno in cui, improvvisamente, ci accorgeremo che la relazione con loro non è più come pensavamo, perché ci stanno accusando di quello che avrebbero voluto e non gli abbiamo dato, di quello che si aspettavano, ma non hanno ricevuto.

E noi, in quel momento, saremo degli attoniti spettatori di un film, che pensavamo e speravamo di non dover mai vedere, perché ritenevamo di aver fatto tutto quello che era in nostro potere, per farli star bene.

Dietro ad ognuno di questi momenti, belli o brutti, c’è un mondo interiore che non può essere visto con gli occhi, ma può essere percepito e osservato con il cuore, entrando in empatia con loro ma, tutto questo, non prima di aver messo a tacere il nostro senso di colpa, che potrebbe solo contribuire a far precipitare la relazione genitore/figlio/a, impedendoci di recuperare e di ricreare un equilibrio.

Impariamo ad Osservare e questo sarà il più grande gesto d’amore che potremo fare nei confronti dei nostri figli, della persona con cui abbiamo scelto di condividere il nostro cammino di vita e verso noi stessi, immaginando di avere un grande caleidoscopio, con cui osservare la loro e la nostra vita interiore.