Se pensiamo alla Stella di Betlemme, il primo pensiero che ci sovviene alla mente fa riferimento a quel fenomeno astronomico che, in base a quanto riportato nel Vangelo secondo Matteo, indicò la strada ai Magi, che venivano da oriente e andarono a fare visita a Gesù, che era appena nato, al tempo del re Erode, a Betlemme di Giudea.

In realtà, quel nome fa riferimento, anche, al 29° rimedio di Bach, che proviene da un candido fiore bianco, la cui corolla è formata da sei petali, che ricordano la perfetta geometria della stella di Davide[1] che, a sua volta, era il simbolo della sintesi degli opposti (anche nel Voice Dialogue ogni polarità/parte ha il suo opposto, il dono e il limite, la qualità e la trappola), oltre ad essere l’espressione dell’unità di tutte le cose.

E’ un fiore molto comune in Palestina, in Terra Santa ma, anche, nelle Alpi, e è l’unico, dei fiori di Bach, ad avere una geometria a sei petali che, simbolicamente, rappresentano le sei punte della stella di Davide che, a sua volta, è rappresentata con due triangoli rovesciati, uno con la punta verso l’alto (che può rappresentare il mondo della materia che si protende verso Dio) e l’altro verso il basso (che può indicare il mondo divino che si protende verso la Terra).

Il numero sei, simbolicamente, rappresenta la geometria perfetta tanto che, quando viviamo un’esperienza difficile e dolorosa, l’equilibrio interiore si spezza e Star of Bethlehem, con i suoi fiori bianchi ( raccolti in steli corti, fino ad un massimo di 20. Il bianco, come molti di noi sanno, è il colore della pace e della purificazione) aiuta nel ripristino di quella simmetria/armonia alterata, spezzata.

Nell’iconografia cristiana, questo giglio bianco, era simbolo di purezza e santità, non a caso, in alcune leggende, si racconta che l’Arcangelo Gabriele, quando scese in terra, per annunciare a Maria la concezione immacolata, aveva questo fiore in mano.

Se, invece, vogliamo fare riferimento alla mitologia greca si narra che i gigli bianchi nascono dalle gocce di latte che fuoriscivano dai seni di Era (Giunone, che era la protettrice delle donne), sorella e sposa di Zeus (Giove), oltre ad essere figlia di Crono (Saturno).

Questo fiore ha una particolarità: i suoi petali contengono un acido che, se toccati, genera uno stato di irritazione e fanno piangere, aiutandoci a liberarci da un’emozione repressa. E’ come se ci volesse fornire il pretesto per poter liberare quel dolore che stiamo trattenendo e che, diversamente continueremmo a reprimere, attraverso quella parte interiore che porta il Controllo.

Bach affermava che questo fiore era capace di portare conforto a coloro che stavano vivendo uno stato di angoscia, in seguito a situazioni che avevano favorito l’insorgenza di quello che in “dialoghese” possiamo chiamare l’Infelice, che ha delle ferite che non si sono ancora rimarginate.

Questo in seguito ad uno shock per una brutta notizia o per la perdita di una persona cara o per un incidente o per qualcosa di simile. L’assunzione di questo rimedio aiuta nel ritrovare quella parte interiore Calma, in tutti coloro che lo assumono e, nel caso specifico, proprio in quelle persone che non accettano di essere sostenute.

Star of Bethlehem è definito “il rimedio consolatorio dell’anima”( il dolore più che fisico è interiore, in quanto è generato dall’incapacità di vivere ed esperire parti di noi e che per poterlo superare è necessario che impariamo ad affidarci a qualcosa che è più grande di noi e che sfugge al nostro Controllo) infatti, solitamente, viene utilizzato all’inizio di ogni percorso di floriterapia, come fiore di apertura, oltre ad essere impiegato al bisogno, proprio perché capace di alleviare e liberare dalle sofferenze e dai traumi, compreso quello della nascita.

Ovviamente, con il termine trauma non si fa riferimento solo a momenti eclatanti o particolarmente forti, bensì a tutte quelle situazioni, eventi, a volte anche insignificanti e privi di valore, agli occhi di chi osserva o per chi ascolta ma che, dentro di noi, per la nostra sensibilità, conseguenza del nostro vissuto, possono essere fonte di un trauma spirituale/mentale o di uno shock.

Da quanto asserito emerge chiaramente che non ha importanza che ciò che ci accade sia grande o piccolo, ciò che conta è l’impatto su di noi e Star of Bethlehem ha la capacità di ricreare armonia.

Dopo l’assunzione di questo fiore, uno degli effetti collaterali è l’attività del nostro Tessitore di Sogni che riapre il fiume dei ricordi, attraverso il mondo onirico, facendoci svegliare con le immagini e le parole di ciò che ha creato di notte.

 Questo è un passaggio molto importante, in quanto ci consente di far uscire ciò che, probabilmente, avevamo messo in un angolo “buio” del nostro cuore e della nostra mente, ma in modo dolce.

Il suo utilizzo favorisce l’emersione del nostro Creativo/Intuitivo che, oltre a favorire pensieri positivi, ci predisporrà verso vere e proprie illuminazioni/insight.

Questo fiore lo possiamo trovare nel Rescue Remedy, che si utilizza per tutte quelle situazioni in cui la nostra parte Paurosa/Terrorizzata[2] è molto forte e presente,  e se utilizzato in modo topico aiuta nel superamento del trauma della nascita nei neonati (causato dal forcipe o, anche, dal parto cesareo) e nelle donne che vivono la fase della trasformazione e del cambiamento, durante la gravidanza.

Coloro che hanno come parti interiori primarie l’Apatico, l’Indifferente, il Triste, che non riescono più a gioire dei momenti belli della vita, che non hanno sogni, aspettative, perché vivono come se fossero anestetizzati o in uno stato di torpore perenne, potranno provare un senso di sollievo e leggerezza attraverso l’assunzione di questo fiore, che favorirà l’emersione della parte Tranquilla, che genererà un senso di pace con se stessi e con il mondo  che ci circonda.

Prima di pervenire a questo stato di benessere, la presenza degli altri tre, nella gestione delle relazioni interpersonali e intrapersonali, può favorire la comparsa dell’insonnia (forse per la preoccupazione di situazioni irrisolte, che vengono gestite dal Sé Ansioso?), di tensioni alla gola (forse per le parole non espresse?), difficoltà di deglutizione (forse per ciò che non riusciamo a mandare giù, in termini emotivi?), pruriti (forse per una difficoltà relazionale con il mondo esterno?), crisi d’asma (forse per situazioni che ci soffocano, ma di cui non ne abbiamo consapevolezza?),

Star of Bethlehem consente di smuovere le energie che sono bloccate, favorendo un riequilibrio energetico del corpo che, a sua volta, consente il superamento delle sintomatologie, aiuta nel fluire delle emozioni e nella capacità di affrontare situazioni difficili o dolorose, oltre a favorire il recupero dell’”élan vital”, lo slancio vitale,  di cui parlava Henri Bergson.

Coloro che utilizzano espressioni verbali come:

  • ”Da quando ho avuto quell’incidente non riesco più a guidare”
  • “Dopo la morte di mio padre non riesco più ad avere una vita normale..non riesco a riprendermi”
  • “Sono anni che non piango..non ci riesco proprio”
  • “Ho sempre davanti agli occhi l’immagine di quello che ho visto..non riesco proprio a togliermela dalla mente”
  • “Che delusione quella persona.. non mi sarei mai aspettata/o questo da lei/lui”

Dopo l’utilizzo del rimedio potremo sentirle dire:

  • “Quel brutto incidente mi ha fatto vivere dei momenti difficili, ma adesso ho ripreso a guidare, perché se ti vuol succedere qualcosa può accadere in qualsiasi momento e in qualsiasi situazione”
  • “La vita va avanti e anche se lui non c’è più fisicamente i suoi valori e il suo ricordo saranno sempre con me”
  • “Finalmente sono riuscita a tirare fuori tutte quelle lacrime che stavo trattenendo e ho provato un grande sollievo”
  • “Ho scelto di non pensare più a quella situazione e di sostituire quella scena con momenti di gioia e di serenità”
  • “Ho deciso che non voglio più avere aspettative e stare con quello che c’è”.

Un vecchio detto popolare afferma che “il tempo guarisce le ferite”, in realtà credo che dopo l’esperienza dolorosa si formi una cicatrice, che può riaprirsi e riprendere a sanguinare se ci ritroviamo in situazioni simili, ma che, forse, sono funzionali proprio per affrontare e superare, diversamente continueremmo a precluderci la possibilità di vivere parti di noi, bloccando il nostro cammino nella strada della Vita.

 

 

 

 

[1] La stella a sei punti, comunque, può essere fatta risalire anche ad un periodo antecedente all’ebraismo, infatti ci sono dei Mandala che sono stati rinvenuti in antichi templi indiani, che risalgono a migliaia di anni fa, e che stanno a simboleggiare il perfetto equilibrio tra il Cielo e la Terra, tra Dio e l’Uomo, tra il Maschile e il Femminile, tra lo Spirito e la Materia.

[2] Questa parte non è la nostra compagna di viaggio solo nel qui ed ora, ma ci può accompagnare per lunghi tratti della nostra vita proprio per il timore di ritrovarsi in situazioni che possono sfuggire al nostro Controllo e che pensiamo di non essere capaci di gestire. Questo ci porta a chiuderci, come forma di auto – protezione, tanto che potremmo creare un muro, una barriera energetica davanti a noi che ci impedisce di vivere le relazioni in modo efficace, oltre a precluderci la possibilità di esperire situazioni stimolanti, perché ritenute pericolose.