Nella tanto acclarata e decantata società del XXI° secolo tutto è improntato all’utilizzo della tecnologia, tanto che basta un semplice black out di alcune ore da mandare in tilt l’intero sistema mondiale.

Ma siamo proprio sicuri che questa iperdigitalizzazione e le  iperconnessioni siano un bene per lo sviluppo cerebrale, cognitivo ed emotivo dei giovani e delle persone in generale?

Manfred Spitzer, che può essere considerato uno dei più autorevoli neuroscienziati, studioso della rete, ha cercato di dimostrare come l’uso/abuso massiccio delle tecnologie digitali, costituiscano un pericolo per lo sviluppo della nostra mente e del nostro corpo, tanto da arrivare a coniare l’espressione Demenze Digitali che, letteralmente significa “mancante della mente”.

Chiaramente la sua forte affermazione viaggia parallela a quella di chi promuove i software, decantandone gli straordinari successi, tanto da poter affermare che il mondo in cui nostri figli vivranno, grazie a questi strumenti, sarà così ben organizzato e strutturato, da garantire loro un futuro radioso.

Ma siamo proprio sicuri che questo sia il “migliore dei mondi possibili”, come soleva dire il Candido di Voltaire, nell’omonimo libro?

E se la realtà fosse un’altra?

Se gli interessi economici in campo fossero così elevati da omettere, sminuire, se non addirittura occultare i risultati di ricerche che, con grande allarmismo, vanno in una direzione diametralmente opposta, pervenendo ad affermazioni in cui viene evidenziato il danno che i media digitali fanno sul nostro corpo e sulla mente dei nostri figli.

Abbiamo mai riflettuto che se ci limitiamo a chattare, a twittare, a smessaggiare su watshap, piuttosto che incontrare di persona una persona, a navigare nei vari motori di ricerca, rischiamo di mettere in stand bye il nostro cervello che, lentamente, perderà la sua capacità di riflettere, ragionare, concentrarsi e di elaborare un pensiero divergente.

Recenti studi sui marker cerebrali,  hanno dimostrato che c’è stata una riduzione dell’attenzione a 5 secondi , rispetto ai precedenti 12.

Che cosa vuol dire questo?

Vuol dire che il mio deficit attenzionale mi porterà a vivere il mondo circostante in maniera alterata, tanto che mi dimenticherò subito quello che faccio, leggo, ascolto, perché anziché inviare quelle informazioni alla mia MLT (memoria a lungo termine), faccio affidamento sulla memoria esterna (icloud), di conseguenza ci sarà anche una difficoltà di elaborazione degli eventi critici complessi, una ridotta dedizione allo studio con conseguenti difficoltà di apprendimento  oltre ad una desensibilizzazione umana verso gli altri, con conseguente sviluppo di anaffettività, in forme più o meno gravi, come conseguenza del costante diminuire delle relazioni umane, vissute solo ed esclusivamente attraverso i social, che altro non sono che dei surrogati tossici delle vere e proprie amicizie, connotate dal calore e dal contatto umano, che non può essere mediato attraverso uno schermo.

Ovviamente non dobbiamo fare di “tutta l’erba un fascio”, perché non possiamo misconoscere che la tecnologie ci è stata e ci è di aiuto, in molti ambiti, ma non dobbiamo far perdere ai nostri figli

  • La consuetudine al gioco, ma non attraverso uno schermo,
  • Al costruire ed inventare, con delle materie prime e non solo con dei giochi preconfezionati, che non favoriscono l’insight, perché hanno già previsto tutto
  • La capacità di annoiarsi, per reinventarsi
  • La voglia di stare, di confrontarsi e di scoprire con i coetanei.